Teatro

Il festival Incanti porta a Torino fiabe, miti e... mani

Il festival Incanti porta a Torino fiabe, miti e... mani

Col suo sfaccettato panorama narrativo, che va dalla rappresentazione più tradizionale alla rilettura metaforica, fino alla sperimentazione contemporanea, il festival, ideato e diretto da Controluce Teatro d'ombre, giunge alla sua ventiduesima edizione e conferma la propria originalità stilistica.

A dare il via al variegato programma è Flotsam Blues, uno studio nato dal workshop che Nori Sawa, noto regista giapponese operante a Praga, ha condotto con i giovani artisti selezionati quest'anno nell'ambito del PIP, Progetto Incanti Produce. Un lavoro in fieri, che ben mette in luce il lavoro didattico che caratterizza il percorso di Nori Sawa, fondato sulla ricerca di un'armonia costante tra elementi eterogenei quali il suono, il gesto, le ombre, gli oggetti e la cui poesia ritroviamo nella sua produzione per Incanti, Kaguya: Bamboo Princess and Other Pieces, collage di storie animate che, senza l'uso della parola e attingendo al bagaglio tradizionale del teatro di figura nipponico, riescono ad immergere anche lo spettatore adulto in un'atmosfera magica, sognante e ludica.

La Turcacane, compagnia locale abitualmente operante nel teatro per bambini e ragazzi, ci regala quest'anno un pillola di straordinaria intensità con Il re è nudo, breve performance che accosta due note fiabe anderseniane profondamente diverse fra loro, quali La piccola fiammiferaia e I vestiti nuovi dell'Imperatore.
Invitato ad un sontuoso banchetto da una spocchiosa dama dell'alta società, il pubblico scoprirà ben presto di essere protagonista involontario di una spregiudicata lotta di classe, in cui a fini porcellane ed appariscenti cristalli si accostano piatti e bicchieri dozzinali, dove nulla è ciò che sembra o che si vorrebbe far credere e le apparenze finiscono per travolgere proprio chi su di esse fa affidamento. Una bambina che muore di freddo sorridendo, un re dall'animo arido che si scopre nudo di fronte alla verità, un cavatappi che è solo un cavatappi, una bottiglia che invece piena lo è davvero... Un teatro necessario, una grande riflessione sulla manipolazione degli eventi da parte del potere costituito, un affresco più che mai attuale della rischiosa deriva in cui versa la società occidentale contemporanea.

L'Antigone degli olandesi Ulrike Quade Company & Nicole Beutler è un concentrato di potente energia e minuziosa precisione, in cui il ritmo veloce della danza contemporanea si fonde con la lentezza dei gesti delle marionette, appositamente costruite ed animate secondo la tradizionale tecnica giapponese del teatro Bunraku, che le rende "umane" ed in grado di restituire amplificate le emozioni di dolore, lotta, sopraffazione, sopravvivenza, morte. La storia è quella conosciuta, ma con un finale a sorpresa: al termine degli applausi, la marionetta di Ismene torna sulla scena per dialogare inaspettatamente con il pubblico, proponendo una raffinata ed inedita chiave di lettura di questo personaggio secondario, che si contrappone all'eroina di tutti i tempi, la sorella Antigone, avvicinando il mito alla compassionevole fragilità umana: "Lei ha scelto di morire, perchè sapeva di poterlo fare; io ho scelto di vivere, perchè sapevo di poterlo fare".

Un teatro dell'assurdo per attori e marionette quello portato in scena grazie alla cooperazione artistica tra Germania ed Indonesia, sostenuta da Incanti tramite il Progetto Accademia, da cui scaturisce Senlima - Journey with No Limits, che si fa apprezzare, oltre che per la poesia del racconto per immagini, anche per i costumi "burtoniani" realizzati da una delle performer.

Chiudono la rassegna due spettacoli, un assolo ed un collettivo, in cui il posto d'onore è riservato alle mani. Lavori molto diversi fra loro anche dal punto di vista tecnico e qualitativo, dal cui inevitabile confronto esce piuttosto ammaccata la rappresentanza italiana. Era lecito attendersi qualcosa in più di uno studio ancora molto perfettibile, peraltro presentato come spettacolo finito, da un progetto selezionato nell'ambito di Scene allo sBando e sostenuto dalla Compagnia di San Paolo.

Se, da un lato, i Pesci Volanti offrono con Choices molti spunti interessanti, a partire da un chiaro intento "sociale" e da una scenografia in continuo mutamento, dall'altro i testi - nati dalla raccolta di storie autobiografiche dedicate al tema della scelta - non raggiungono che raramente i vertici della poesia, galleggiando piuttosto uniformemente in una vacua banalità. E quelle mani, che il sottotitolo ci indica come interpreti comprimarie, ci sembrano più spesso un pretesto che una consapevole scelta stilistica.

Protagoniste assolute sono invece le mani degli avignonesi Jeux de mains jeux de vilains, in scena con Je n'ai absolument pas peur du loup!, basato sulla rivisitazione di due racconti d'infanzia, La chevre de monsieur Seguin, appartenente alla tradizione francese, e la celebre fiaba musicale Pierino e il lupo, di Prokofev.
La loro dichiarazione d'intenti, "Quello che ci interessa è creare un legame tra pubblico ed attori, cercando di far dimenticare questi ultimi", appare magistralmente perseguita e raggiunta: sulla scena nera, quegli attori in nero non si vedono, scompaiono, lasciando che le loro mani divengano personaggi delle loro storie e della nostra fantasia. Interessante anche la scelta di partire da un narrazione più classica per poi far via via scomparire l'uso della parola, sostituita progressivamente con le musiche di Prokofev, in un passaggio fluido e graduale, che abitua anche gli spettatori più piccini ad entrare poco alla volta in un'altra dimensione narrativa. Una magia per bambini che, grazie alla raffinatezza tecnica, non manca di coinvolgere anche gli adulti, chiamati infine ad interrogarsi su temi scottanti come la violenza che permea la società contemporanea, grazie al finale inedito che la compagnia sceglie per la sua rivisitazione di Pierino e il lupo.